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Attualità martedì 28 marzo 2017 ore 14:01

Guccini tra ricordi di vino e di Appennino

Foto di Marta Carlotti

Presso il Castello di Terrarossa, il maestro Francesco Guccini è intervenuto dando il proprio contributo alla manifestazione Eccopinò



LICCIANA NARDI — Al castello di Terrarossa l’Appennino è stato protagonista grazie alla voce di un montanaro d’eccezione.

Intervistato da Massimo Cirri, noto conduttore radiofonico (Rai Radio2 – Caterpillar), Francesco Guccini ha regalato ricordi e presente della sua montagna ai piccoli produttori riuniti nell’associazione “Appennino Toscano - Vignaioli di Pinot Nero” organizzatori di Eccopinò, evento annuale che in questa edizione è stato patrocinato dal Comune di Licciana Nardi.

Il sindaco, Enzo Manenti, ha accolto i partecipanti.

"Sono montanaro in grande percentuale - ha esordito il cantautore e scrittore -. Fin da piccolissimo ho trascorso a Pavana tutte le estati e le feste. Oggi ci vivo. Un Appennino povero quello che conosco io, che ha vissuto uno spopolamento enorme, passando da oltre 7mila anime a 900. In tanti emigrarono in Francia e
in Belgio, molti non sono più tornati."

Un Appennino, quello toscano, assai diverso da quello emiliano, più grasso, più ricco. A testimoniarlo proprio la cultura del vino che qui tentava prodotti che restavano aspri e duri da bere e di là viveva la gioia e la facilità del lambrusco.
"Ho fama di gran bevitore – ha scherzato Guccini – ma pochi sanno che finché non ho iniziato a guadagnare i primi soldi con le canzoni, a casa mia il vino non si poteva comprare."

Oggi l’Appennino toscano vede allevare il pinot nero, il più “fighetto” dei vitigni, come lo ha definito Massimo Cirri nel corso dell’intervista, chiamando in causa i vignaioli presenti e sottolineando di ognuno alcuni lampi di follia. Dal musicista prestato alla campagna all’artigiano orafo o il chimico o la giornalista fuggiti dalla città, fino ad alcuni enologi professionisti che non hanno resistito alla tentazione di affiancare alle consulenze la creazione di una propria azienda vitivinicola.

"Senza sapere l’uno dell’altro, tutti abbiamo scelto il pinot nero – hanno voluto giustificarsi i vignaioli per bocca del loro presidente Cipriano Barsanti -. E’ stato l’Appennino con il suo clima e i suoi suoli a suggerircelo. Nelle prossime edizioni di Eccopinò promettiamo di spiegarvelo facendoci aiutare da geologi, climatologi e tutti gli amici che vorranno intervenire."

La parola è quindi passata al vino accompagnato da formaggi, salumi e dolci delle quattro valli toscane: la Lunigiana, la Garfagnana, il Mugello e il Casentino.

Le aziende associate sono: Casteldelpiano, Licciana Nardi (Lunigiana), Podere Còncori, Gallicano (Garfagnana), Macea, Borgo a Mozzano (Garfagnana)
Il Rio, Vicchio (Mugello), Terre di Giotto, Vicchio (Mugello), Fattoria Il Lago, Dicomano (Mugello), Podere della Civettaja, Pratovecchio (Casentino).

Per quanto riguarda la Lunigiana: Sabina Ruffaldi e Andrea Ghigliazza sono fuggiti da Milano per approdare in Lunigiana dove hanno acquistato i ruderi di un castello dei Malaspina, su una sponda del torrente Taverone. Qui hanno piantato una vigna con varietà locali e internazionali. Il loro pinot nero si chiama Melampo, il cane di Pinocchio. Biologici, producono anche olio e miele e ospitano nell’agriturismo dentro il castello ristrutturato.


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